I segnali sono chiari: il vento cambia, il cielo si incupisce e uno specchio color petrolio si spande sul lago. “Inakuja”, sta arrivando la pioggia. Ormai siamo preparati e perfettamente efficienti. Al primo segnale cominciamo a impacchettare l’intero campo e tutta l’attrezzatura sotto un telo impermeabile.
In pochi minuti tutto sparisce tranne noi che rimaniamo fino all’ultimo istante ad aspettare la prima goccia, poi è un attimo e per due ore si aspetta, rannicchiati nelle tende. Vento e acqua che in una corsa, a volte terrorizzante, attraversa il lago e passa sopra le nostre teste per fermarsi su Kabobo. Oltre c’è il sole.